“Forse l’etica è una scienza scomparsa dal mondo intero. Non fa niente, dovremo inventarla un’altra volta”

Jorge Louis Borges

Etica delle Professioni, Edizione XVII

L’Economia Circolare,
le Comunità Energetiche
e le Smart Cities

Milano, 19 aprile 2023
Palazzo delle Stelline

Moderatore: Giuliano Giubilei

Ordini Professionali Coinvolti:
Ingegneri, Avvocati, Commercialisti, Giornalisti, Architetti

Premesse

Dalla rivoluzione industriale, l’uso delle risorse naturali da parte dell’umanità è stato sostanzialmente lo stesso: prendere, produrre, buttare via. Un approccio dunque lineare.

Le previsioni della World Bank sulla quantità globale di rifiuti sono alquanto negative: sulle tendenze attuali la quantità di rifiuti nel mondo raddoppierà tra oggi e il 2025 a 6,5 ​​milioni di tonnellate di rifiuti solidi ogni giorno. Dal rapporto “No time to waste” pubblicato da Bank of America Merrill Lynch, la produzione complessiva di rifiuti nel mondo ammonta ogni anno a circa 11 miliardi di tonnellate, di cui il 75% viene destinato a discariche o a inceneritore, mentre solo il 25% è riutilizzato o riciclato.

Dalle stime relative al fabbisogno di materie prime industriali da qui al 2030 si stima che il gap fra domanda e l’offerta di commodity si attesterebbe a circa 8 miliardi di tonnellate alla fine del prossimo decennio, per poi prendere ulteriormente quota. Nel 2050, secondo alcuni studi, sarebbe destinato a toccare il picco delle 29 miliardi di tonnellate. È evidente che l’adozione di sistemi di gestione dei rifiuti e riutilizzo degli scarti sta diventando fondamentale per tutti gli aspetti che riguardano i cambiamenti climatici.

Le aziende oggi sono in grado di utilizzare le risorse vergini in modo più efficiente, mentre i mercati dell’usato e i tassi di riciclo sono elementi da migliorare su scala globale.

Il nuovo ciclo di Convegni Etica delle Professioni

Da queste preoccupanti premesse, nasce sempre più urgente l’esigenza di momenti di confronto e di studio tra aziende, istituzioni ed esperti accademici e scientifici per ripensare completamente il modo di fare business delle aziende, ma anche di accompagnare abitudini quotidiane e stili di vita dei cittadini, verso forme di consumo più sostenibili.

I modelli di business aziendali non sono impostati per introdurre pratiche virtuose di responsabilità sociale/ambientale che generino rispettive ricadute sul territorio. Molto spesso le aziende puntano esclusivamente al profitto e non al benefit generato a risorse, collaboratori e al territorio che le ospita. Questo fattore incide sull’adozione di approcci circolari nelle aziende.

Un cambio di passo necessario

Il nuovo ciclo di convegni di Etica delle Professioni sarà dunque interamente dedicato alla Green Economy, proprio perché s’inserisce in un contesto generale segnato da notevoli difficoltà per l’economia italiana, con una forte ripresa dell’inflazione, con le avvisaglie di una nuova recessione, con prezzi ancora troppo alti del gas e dell’elettricità, in uno scenario di timori e incertezze generate dalla guerra scatenata in Europa dalla Russia contro l’Ucraina. Il 2021, dopo la caduta causata dal Covid, era stato l’anno della ripresa, spinta dal Green Deal europeo, al quale ci siamo agganciati con un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che raccoglie e alimenta la green economy italiana, in vari settori, puntando sulla transizione ecologica e la decarbonizzazione per assicurare competitività e futuro anche alla nostra economia. Nel nuovo contesto del 2022 ci sono forti ragioni e opportunità per superare i nuovi ostacoli, limitando i danni e gli arretramenti, procedendo nel cammino della transizione ecologica e climatica. I cambiamenti in direzione della sostenibilità climatica ed ecologica sono una sfida impegnativa, ma sono necessari: siamo in grado di gestirli cogliendo anche le opportunità che offrono.

Un progetto ambizioso

Il ciclo di convegni dedicato alla Green Economy, per una nuova economia circolare ha l’ambizione di promuovere un nuovo orientamento dell’economia italiana verso nuove opportunità di sviluppo durevole e sostenibile ed indicare la via d’uscita dalla crisi economica e climatica.

L’iniziativa, si propone di diventare un punto di riferimento per le imprese e le istituzioni, coinvolgendo tutti gli attori che possono essere protagonisti di questo cambiamento. L’obiettivo è sviluppare, attraverso il metodo dell’elaborazione partecipata, una piattaforma programmatica per lo sviluppo di una green economy in Italia attraverso l’analisi dei potenziali positivi, degli ostacoli, nonché delle politiche e delle misure necessarie per migliorare la qualità ecologica dei settori strategici.

Qui di seguito proponiamo alcuni temi che saranno oggetto del primo ciclo di convegni.

ECONOMIA CIRCOLARE

Se attentamente misurata, progettata e integrata, l’economia circolare è un modello promettente per l’ambiente, per i consumatori, per le imprese e i governi, in quanto può:

  • Ridurre gli sprechi inutili
  • Ottenere più valore dai prodotti
  • Ridurre le emissioni dannose

A questo si aggiunge l’introduzione di ulteriori 2 miliardi di consumatori nella classe media, la volatilità dei prezzi delle materie prime e le nuove normative ambientali: ecco l’entità della sfida mondiale alle porte. La buona notizia, tuttavia, è che un approccio olistico circolare consentirebbe, anche secondo i rapporti della Commissione europea, di ristabilire gli equilibri e offrire un vantaggio economico e un modello sostenibile a tutto il pianeta.

Si possono individuare 5 modelli di business che guidano e diventano driver dell’economia circolare:

  1. Prodotto come Servizio

Per questo modello di business, i venditori di prodotti abbracciano l’idea di vedere se stessi come fornitori di servizi: leasing/noleggio/affitto sono la prerogativa. Non più vendita della proprietà di un oggetto. In alcuni casi ciò ha portato non solo a una copertura efficace contro la volatilità dei costi, ma anche a una relazione con i clienti più stabile e a un aumento della crescita.

  1. Estensione della vita del prodotto

I materiali e i prodotti della prossima vita funzionano quando un’azienda può recuperare e ricondizionare in modo efficiente i suoi prodotti dopo l’uso e quindi immettere gli stessi prodotti sul mercato per guadagnare un secondo o un terzo reddito.

  1. Trasformazione del prodotto

Non tutti i prodotti possono essere ricondizionati nella loro interezza, ma la maggior parte dei prodotti ha determinati componenti che hanno un valore elevato. Non solo i prodotti, ma spesso i materiali stessi hanno una componente energetica incorporata che li rende persino mobili preziosi rispetto alla loro fonte vergine. Con le giuste capacità di progettazione e rigenerazione, possono essere messi insieme per formare nuovi prodotti. Questa è trasformazione del prodotto.

  1. Riciclo 2.0

Da non dimenticare che l’innovazione nella tecnologia di riciclo (Recycling 2.0) si sta evolvendo rapidamente e consente la produzione di prodotti di alta qualità con prestazioni di sostenibilità fantastiche.

  1. Consumo collaborativo

Infine, le piattaforme di scambio stanno rapidamente trasformando le industrie attraverso il consumo collaborativo.

LE COMUNITA’ ENERGETICHE

Grazie alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 sono state introdotte anche nel nostro Paese le “Comunità Energetiche Rinnovabili” previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE). Ma che cos’è una comunità energetica? Una comunità energetica consiste in un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale.

Dal momento che, per legge, lo scopo di una comunità energetica non può essere il profitto, le forme più comunemente utilizzate per ragioni di praticità e convenienza sono quelle dell’associazione riconosciuta o della cooperativa. Il passo successivo consiste nell’individuare l’area dove installare l’impianto (o gli impianti) di produzione, che dev’essere in prossimità dei consumatori.

Questo significa, per esempio, che una PMI oppure una Pubblica Amministrazione possono installare un impianto fotovoltaico, rispettivamente sul proprio stabilimento produttivo o scuola, e condividere l’energia prodotta e immessa in rete con i cittadini del Comune che hanno deciso di far parte della comunità.

Vantaggi e benefici

Le comunità energetiche hanno numerosi impatti positivi su persone, enti e comunità coinvolte:

  • Benefici economici
    Grazie ai meccanismi di incentivazione derivanti dall’energia prodotta e utilizzata, la comunità è in grado di produrre un “reddito energetico” da redistribuire.
  • Benefici ambientali
    Da un lato si evita di produrre energia da fonti fossili liberando CO2, dall’altro di dissipare energia in perdite di rete.
  • Benefici sociali
    Si stimola l’aggregazione sociale sul territorio e si educano i cittadini a una cultura rivolta alla sostenibilità urbana, coinvolgendo tutte le fasce della popolazione.

OBIETTIVO NET ZERO CARBON

Il cambiamento climatico è la questione più urgente dei nostri tempi. I governi, le autorità e le aziende, infatti, si pongono ogni giorno obiettivi di “net zero”. L’impiego di politiche volte alla riduzione delle emissioni di carbonio dimostra un impegno in termini di responsabilità e leadership ambientale. Ad una efficace e chiara comunicazione di tale impegno deve corrispondere l’implementazione di un piano di azione che permetta di raggiungere i risultati sperati e comunicati.

Poiché il cambiamento climatico è cresciuto nell’agenda dei leader aziendali, anche il concetto di “Carbon neutrality” è cresciuto. Ciò significa ottenere un risultato finale di zero emissioni di carbonio per un’azienda, un sito, un prodotto, un marchio o un evento, prima misurando, poi riducendo le missioni nella misura in cui ciò è possibile e successivamente compensando le emissioni rimanenti con una quantità equivalente di emissioni evitate o compensate (offset emissions); ciò può essere ottenuto acquistando crediti di compensazione delle emissioni di carbonio (carbon offset credits) per compensare la differenza.

Net Zero è invece un obiettivo più ambizioso che si applica all’intera organizzazione e alla sua value chain. Ciò significa ridurre le emissioni indirette di carbonio dai fornitori a monte (upstream suppliers) fino agli utenti finali, un’impresa complessa in un mondo in cui le aziende non controllano l’intera value chain.

Le aziende che cercano di raggiungere un obiettivo di net zero devono adottare un approccio su più fronti. Devono ridurre le emissioni di carbonio dalle loro attività, gestire le riduzioni interne e della supply chain e compensare le emissioni difficili da evitare a breve termine. Questo inizia con dati precisi: per ridurre le emissioni infatti, è prima necessario comprenderle. Inoltre, le aziende responsabili devono garantire di fornire rapporti accurati, completi e oggettivi sui dati per comunicazioni trasparenti e verificate.

Questo evento pone sotto i riflettori il tema della decarbonizzazione del Paese, un’occasione preziosa per discutere delle proposte e soluzioni messe in campo per favorire la decarbonizzazione nel nostro Paese, definendo un quadro nitido riguardante le recenti dinamiche secondo diverse chiavi di lettura complementari: dalla stima dello scenario atteso all’analisi degli obiettivi normativi.

In particolare, saranno analizzati i seguenti temi:

  • Decarbonizzazione e definizione dei pilastri per il raggiungimento della stessa;
  • Analisi dello stato dell’arte delle policy per la decarbonizzazione in Italia;
  • Stima dello scenario atteso di decarbonizzazione per il nostro Paese;
  • Valutazione dei gap e delle potenziali challenge;
  • Proposizione di una agenda politica che consenta di colmare i gap e che possa costituire una guida concreta per il policy maker verso la decarbonizzazione;

SMART CITY – LE CITTA’ SOSTENIBILI

Sostenibile, inclusiva, resiliente e accessibile: questi gli obiettivi della città del futuro, la Smart City, una città in grado di gestire le proprie risorse in modo intelligente.

Un’innovazione rivoluzionaria che ha portato per anni le Smart City a essere quasi un tabù intoccabile. Le prime sperimentazioni sono state promosse dalle aziende del digitale, mettendo a disposizione degli amministratori locali e centrali apparati e infrastrutture innovative capaci di innalzare la propria competenza di governo, di efficienza, di sostenibilità, di sicurezza e controllo.

Una Smart City, per sua natura, è un sistema altamente interconnesso in cui cose (edifici intelligenti, automezzi, semafori, illuminazione pubblica) e persone si scambiano continuamente informazioni. Il tutto finalizzato a migliorare il collegamento tra cittadini, amministrazioni e imprese e ad abilitare servizi innovativi.

Per realizzare le Smart City sono necessarie competenze diversificate che vedono al fianco di figure professionali quali il Mobility Manager e il Big data Analyst, profili legati alla progettazione della città intelligente come l’Energy Manager che guida la transizione energetica e l’Urbanista autore di una pianificazione territoriale integrata per uno sviluppo urbano sostenibile.

Diversi gli ambiti coinvolti in un’ottica di miglioramento dei servizi al cittadino e di maggiore sostenibilità:

  • La sicurezza di un sistema digitale interconnesso;
  • Monitoraggio dei consumi energetici e sistemi di smart energy;
  • Illuminazione intelligente e servizi a valore aggiunto (colonnine di ricarica, totem interattivi, videocamere, access point…);
  • Trasporto pubblico, smart mobility, e-mobility, automazione dei parcheggi;
  • Gestione del ciclo dei rifiuti: modelli di raccolta, trattamento e recupero;
  • Gestione smart dei luoghi pubblici come fattore abilitante di una nuova sostenibilità sociale con risvolti economici ambientali;
  • Soluzioni e tecnologie per lo sviluppo di edifici intelligenti, nodi degli smart district;
  • Servizi e soluzioni in supporto dello smart working e la città dei 15 minuti.

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